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Il bonding a casa e le prime settimane del neonato

La gioia più grande per dei neo genitori è tenere in braccio il proprio bambino dopo 9 mesi di emozioni fortissime, comprensibili preoccupazioni e grandi sbalzi d’umore. E adesso che lo teniamo stretto a noi parte una nuova avventura con la sensazione che l’esperienza non è mai troppa per prendersi cura di questa minuscola creaturina. Le prime settimane sono di certo le più difficili per ogni famiglia, ma anche le più importanti. In questo momento della vita del piccolo si instaura infatti un legame profondissimo con la mamma che inizia fin dalle primissime ore dopo il parto ed è chiamato da psicologi ed esperti bonding.

Si tratta di un processo complesso, influenzato da tante variabili incluso lo stato di salute della mamma. In linea generale però questa relazione speciale fatta di sguardi, carezze, coccole e tante attenzioni può essere favorita fin dal primo istante appoggiando il nascituro sul corpo della mamma perché possa percepire il nuovo ambiente e calmarsi. In fondo, questa connessione è basata sul contatto fisico, un aspetto fondamentale per promuovere lo sviluppo emotivo e psicologico nonché la crescita del bambino. Ecco perché, come confermano ricerche di neurobiologia e neuropsicologia, come neogenitori non dobbiamo preoccuparci di dimostrare il nostro affetto al piccolo. Possiamo quindi prenderlo in braccio e fargli sentire fin da subito un contatto che dà sicurezza e che continua il bonding anche a casa.

 

Il bonding nella prima settimana

La prima settimana è un banco di prova per chiunque. Ci sono tante nuove abitudini da acquisire. I neogenitori devono instaurare un rapporto con il nuovo arrivato cercando di comprendere le esigenze del piccolo e le sue preferenze. La mamma deve pensare all’allattamento tentando di capire ogni quanto il neonato desidera mangiare. Generalmente ciò avviene circa ogni 3 ore, ma possono esserci anche casi differenti, non ci sono regole precise!

In questa fase i genitori devono anche imparare a leggere i segnali che il loro piccolo invia, comunicando il bisogno di contatto, un fastidio, il pancino che brontola, sete, sonno o altri malesseri. Il pianto è l’unico mezzo di comunicazione. Tradurlo è di certo una delle difficoltà maggiori. Con il tempo fortunatamente tutto risulta più semplice e intuitivo. Ed è proprio in queste settimane, come del resto già dopo poche ore dalla nascita, che è fondamentale che mamma e bambino si possano guardare negli occhi per iniziare a conoscersi. Il contatto pelle a pelle è essenziale, così come questo dialogo fatto di odori, parole gentili e suoni che per il piccolo non hanno ancora un significato ma creano un legame.

 

E il papà?

Sebbene quando si parla di bonding ci si riferisce al legame mamma bambino, anche il papà va coinvolto in questa stupenda connessione. Anche per lui è infatti necessario conoscere il proprio piccolo, prendersene cura e farsi conoscere.

Il rapporto intenso tra genitore e bambino è qualcosa che va costruito giorno dopo giorno. Questo magico legame tra le due parti inoltre aiuta a superare meglio le prime settimane e in generale a rendere i primi mesi meno ansiosi e meno complicati. Dal contatto continuo si impara infatti come comportarsi quando il piccolo piange, si riesce a riconoscere ogni necessità, in qualsiasi momento, qualunque sia il modo in cui si esprime.

I neonati già dopo poco sono in grado di riconoscere lo sguardo dei genitori, il loro viso e la loro voce. Proprio per questo ogni piccola carezza e ogni attenzione diventa un mezzo per creare empatia e farli sentire a proprio agio, meno insicuri e più amati. In fondo solo comprendendo i desideri e le necessità del bambino si può gestire al meglio questa inedita situazione che di sicuro mette alla prova ma regala le più belle emozioni che si possano sperimentare!

 

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